LE FATE NEL MONDO

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MISSFUNK
view post Posted on 27/3/2006, 19:50




LE FATE FRANCESI image




Già nell'antichità le Fate sono state in Francia il motivo ispiratore di innumerevoli ballate, racconti e canzoni di trovatori e poeti che illustrarono e cantarono bellezza, incantesimi, gesta e avventure di questi esseri affascinanti nelle veglie, nei ricevimenti e nelle feste di nobili e popolani, girovagando di castello in castello.

Nel medioevo, la leggenda bretone delle Fate di Loc-il-Du incantava gli spiriti sensibili delle dame e degli innamorati, e questi personaggi fantastici esercitavano un'influenza occulta, ma reale, in ogni luogo.
In Bretagna i ricordi e le usanze in proposito risultano singolarmente numerosi ed evidenziano il particolare rispetto degli abitanti della regione nei loro confronti. Collin de Plancy riporta la tradizione, peraltro capillarmente diffusa, in base alla quale alla nascita dei loro figli, i bretoni si preoccupavano immediatamente di apparecchiare in una stanza attigua a quella del parto una tavola abbondante e ricca di vivande per tre persone, al fine di rendersi favorevoli le fate dette le tre madri, e ringraziarle adeguatamente della loro visita propiziatoria e soprattutto per i doni particolari che avrebbero lasciato al neonato.

Sempre in Bretagna, come scrive Savi Lopez, le Fate hanno i loro corrispondenti spiriti maschi detti Fayou. Nella stessa regione si tramanda inoltre il ricordo di particolari Fate, poste a tutela di menhir e altri monumenti druidici, le quali conoscevano il destino degli uomini e degli eventi, comandavano gli elementi ed erano in grado di spostarsi in un attimo da un capo all'altro del mondo. Ogni anno, all'inizio della primavera, celebravano una solenne festa notturna alla luce della luna piena, durante la quale consumavano un magico pranzo, per poi disperdersi alle prime luci dell'alba. È possibile forse individuare in questo rito equinoziale una delle misteriose e segrete feste delle Fate, in seguito velenosamente demonizzate e volgarmente sovrapposte al sabba delle streghe?...

Secondo le fonti originali, queste fate erano ordinatamente vestite di bianco, esattamente come le sacerdotesse dei culti druidici. I paesani di questa regione - scrive il Maury - non hanno affatto dimenticato l'origine druidica delle Fate. Essi assicurano che si tratta di alte principesse galliche che hanno rifiutato di abbracciare il cristianesimo...

Oltre queste tradizioni, dalle quali affiora il ricordo di antichi riti iniziatici e religiosi, si affermano numerose altre credenze, frutto di una esaltazione entusiasta o generate da un terrore esasperato, non di rado di natura superstiziosa. Fiorirono tuttavia leggende e racconti di una bellezza straordinaria. Questi esseri, chiamati anche "Korrigans" - si afferma - non erano fatti né di carne, né di ossa, né di muscoli. Pertanto ciascuno di esse poteva diventare terribile come un'armata intera, oppure ridursi a dimensioni talmente ridotte da potersi posare su una spiga di segale senza curvarne il gambo. Mille testimonianze ci raccontano come i contadini potessero spesso sorprenderli nascosti a riposare sotto un ciuffo d'erba...

E non v'era pastore, né mezzadro che le temesse, quando la notte calava, quando le nubi si abbassavano e la bruma offuscava a poco a poco ogni cosa, ed esse si riunivano formando ronde fantastiche. Ognuno sapeva che l'influenza di questi buoni gèni era per i villaggi benigna e benefica. Al tramonto, il loro fievole canto si levava lontano, per ritmare le danze delle giovinette. Esse leggevano nel gran libro aperto dei prati e dei boschi...

Un motivo preminente nella tradizione irlandese è il rapporto tra Fate e esseri umani, scrive Richard Kieckhefer nel volume La magia del Medioevo. In un testo irlandese del XII secolo si racconta dell'avventura di un gruppo di cacciatori che un giorno si imbatte nella Collina delle Fate, dove trascorreranno la notte ospiti dei ventotto guerrieri e delle loro bellissime dame che abitano il luogo incantato. Secondo una variante più antica, Conle il Rosso ode il richiamo ammaliatore di una Fata che lo invita a seguirla sulla Collina delle Fate, dove la vita è sempre una festa senza affanni né pensieri e la morte non esiste. Temendo un sortilegio malefico, il Conle recita un incantesimo donatogli da un druidi, con il quale riesce ad allontanare la Fata, ma questa, prima di andarsene gli lascia una mela che lo nutrirà per un intero mese. Allo scadere del tempo la Fata ritorna e tenta di nuovo di conquistare il cuore del cavaliere, lo esorta a diffidare dei poteri demoniaci dei druidi, profetizza la prossima conversione degli irlandesi per opera di San Patrizio e lo invita insistentemente a partire con lei, sulla sua barca di cristallo. Conle cederà infine alle lusinghe della Fata, se ne andrà con lei e non farà più ritorno tra i mortali.


LE FATE IRLANDESIimage
Lady Wilde, nel suo libro Antiche leggende d'Irlanda, afferma che le Fate irlandesi sono amanti appassionate della bella vita, della bellezza e di ogni genere di lusso, mentre detestano decisamente gli avari, i taccagni, i parsimoniosi e i risparmiatori incalliti; sono inoltre inorridite dalla mano serrata del tirchio, che raccoglie avidamente anche l'ultimo chicco, prosciuga il secchio del latte fino all'ultima goccia e non riserva nulla sulla sua tavola per gli spiriti che vagano nelle notti di luna.


LE FATE RUMENEimage
La Romania risulta un terra estremamente fertile dal punto di vista magico, in cui sono rintracciabili numerose tradizioni relative ad esseri fantastici di ogni genere, in particolare Fate.

L'uomo è spesso lo zimbello di queste potenze - assicura Marie Holban nella sua opera Incantations - e le più potenti di queste creature sono altresì le più misteriose, poiché inafferrabili... Non si conosce da dove esse provengano, né dove vanno, inoltre non possiedono alcun nome preciso, per cui possono assumerne di ogni tipo. Sono infatti conosciute anch'esse come Dame Bianche, le Dolci, le Bianche, le Coraggiose, le Valorose, le Leggiadre, le Potenti, le Sante... Non possedendo poi alcuna forma definita, possono anche in questo caso assumerne a piacimento. Altri appellativi con i quali la gente si rivolge ad esse sono: le Graziose, la Radiose, le Tempestose. A volte sono chiamate anche Buone, con la speranza di renderle tali...

Il testo prosegue con la seguente descrizione: il loro potere risiede nel loro stesso mistero e spesso si confondono con altri esseri, come "le figlie di Lixandro" (o del Grand Alixandre), vale a dire le Parche o Destini che si recano a visitare la culla dei neonati tre giorni dopo il parto, oppure le "Iriditse", o "figlie di Erode", chiamate pure "Dame", "Damigelle" o principesse, o infine con le "Roussalies" che vagano nella notte al chiar di luna...

La notte delle Todoroussalies (24 giorni prima della Pentecoste), queste Fate rumene vanno in giro alla ricerca dei feti-frumosi, affascinanti principi della notte dotati anch'essi di poteri misteriosi, con i quali danzano e festeggiano fino all'alba... ma esse sono vendicative e senza pietà contro coloro che non rispettano la festa dalla quale prendono il nome. Poiché da questo nome dipende la loro esistenza.

Questo atteggiamento ha inevitabilmente dato vita a tutta una serie di incantesimi, esorcismi, preghiere e scongiuri di ogni sorta, per allontanare le minacce o per propiziare i favori delle Fate.

Riportiamo a titolo di esempio uno di questi incantesimi:


LE POTENZE

O voi le fate, voi le potenze
Siete per gli uomini temibili presenze
Regine dell'aria e del vento,
Sovrane della terra e del firmamento,
Nell'aria vi librate
Sull'erba vi sdraiate
Sull'acque vi adagiate
Volate nei luoghi più lontani del mondo
Dai mari, ai deserti, agli abissi senza fondo
Là dove non esiste alcun suono umano
E dove ogni appello risulta vano
Andate nelle fauci del vento più amaro
Lasciate la pace in ciò che ci è caro
Uscite dai corpi e dalle menti
Perdetevi tra nubi, tra turbini e venti
Rendete agli uomini la loro salute
E una spada di fuoco vi rimandi da dove siete venute.


LE FATE TEDESCHEimage
Le contrade, le montagne, le valli, i villaggi e i sobborghi pullulano letteralmente di leggende e apparizioni legate non solo alle Fate, ma anche a tutti gli altri spiriti della natura, dell'aria e delle acque. La più famosa tra tutte e la misteriosa Dama Berthe, o Berta di Rosemberg, vissuta nel XV secolo ed equivalente alle più note Dame Bianche sparse un po' in tutta Europa. Ufficialmente pare sia apparsa per la prima volta nel castello di Neuhaus, poi nelle altre residenze di famiglie illustri imparentate con i Rosemberg, e come altre consorelle europee si presentava al momento di una nascita, o in occasione di gravi avvenimenti, nelle case sulle quali estendeva la sua protezione.

Già nel cinquecento, Erasmo da Rotterdam scriveva: La cosa più notevole della nostra Germania è forse la "donna bianca", la quale si fa vedere quando la morte sta per battere alla porta di qualche principe, e non soltanto d'Allemagna, ma anche di Boemia. Questo essere s'è infatti mostrato alla morte della maggior parte dei grandi di Neuhaus e di Rosemberg e si mostra ancora oggigiorno, ma non soltanto in quelle occasioni: anche quando debba celebrarvisi un matrimonio, o stia per nascere un bimbo. Per quanto concerne il suo modo d'agire, ella passa talvolta rapidamente di stanza in stanza, con un gran mucchio di chiavi appese alla cintura, mediante le quali apre e chiude ogni porta, tanto di giorno quanto di notte. Se taluno la saluta, assume un tono di voce da donna vedova, una gravità di persona nobile e dopo aver accennato col capo ad un inchino, se ne va e scompare. Non rivolge giammai parole sgarbate a nessuno; guarda invece tutti con modestia e pudore. Si mostra buona verso i mendicanti e soffre assai quando non ottiene che si presti loro aiuto come a lei piace...

In particolare, tre divinità sembrano incarnare i differenti aspetti attribuiti alle Dame Bianche: la prima è Holda, la regina delle foreste, la Diana libera e selvaggia che si bagna nei laghi e nei ruscelli dei boschi e si asciuga i caldi raggi del sole di mezzogiorno; la seconda è Bertha, la bianca signora, esperta nell'arte di filare; la terza è Ostera, alla quale il popolo offre mazzi di mughetti. Queste entità amano manifestarsi agli umani soltanto soltanto in momenti e circostanze particolari, vestite con abiti o veli bianchi, da cui deriva l'appellativo che le distingue. Gli innumerevoli racconti imperniati sulla loro presenza soave e impalpabile, sono costantemente caratterizzati da un senso diffuso di grazia e di bellezza incantata che pervade ogni storia.

Quando il sole è alto nel cielo le dame bianche si mostrano, di preferenza, ai pastori e contadini.

Nei pressi del villaggio di Geismar questo essere immateriale appare ogni sette anni, e nel castello di Bade, ogni giorno puntualmente, allo scoccare del mezzogiorno, una Dama Bianca si presenta con un mazzo di chiavi in mano. Ugualmente ogni sette anni, nel periodo in cui fiorisce il mughetto, appare una Dama Bianca - protettrice del luogo - nelle cantine del castello di Walsfortsweiler, dove si racconta sia nascosto un tesoro; questa singolare dama, custode del tesoro, sembra che ami in modo particolare i bambini e che preferisca mostrarsi soltanto ad essi.

A Osterode, la domenica di pasqua di ogni anno, è possibile vedere esattamente la stessa figura bagnarsi nelle acque del vicino fiume, lavarsi, asciugarsi, per poi sparire tra le rovine del maniero.

Una caratteristica costante di questo genere di Fate - ma non si limita a queste - pare consista nell'immancabile e prodigioso cambiamento che avviene per i doni lasciati agli esseri umani: qualsiasi oggetto regalato da una Fata, viene infatti invariabilmente trasformato dopo poco in pezzi d'oro e d'argento.

Non sarebbe sufficiente un volume a sé per riportare la serie infinita di queste leggende, la maggior parte delle quali, peraltro, non varia che per marginali dettagli. Si tratta di un patrimonio comune dell'intera Germania, ma i luoghi per così dire prediletti da queste Fate risultano la Prussia, la Turingia e la Westfalia. Si conoscono inoltre Dame Bianche la cui apparizione è legata, nel bene o nel male, ad antiche famiglie di casate illustri. Tristemente nota ad esempio la pallida figura che si manifestava periodicamente agli Hohenzollen per annunciare la prossima fine di un membro della famiglia. Altrettanto famosa la Dama della Casa D'Assia.

Occorre osservare tuttavia che queste creature misteriose, annunciatrici di eventi funesti, non riservano le loro attenzioni unicamente a personaggi titolati: nelle brughiere di Luneburg, le Fate dette Klage-Weib sono solite farsi portatrici di simili notizie anche presso i comuni abitanti della zona.

Appartengono egualmente al ricco scrigno dei miti germanici le altrettanto note Dame del Lago, nome attribuito a numerose Fate durante il Medioevo, tra le quali basti citare la celeberrima Viviana. Queste dame legate al mondo crepuscolare, surreale e soffuso dei laghi, sono figlie delle Meerweibnixe, affascinati divinità delle acque.

Da sottolineare infine, a titolo di curiosità, che l'impressione e la meraviglia suscitate in tutta Europa dalle continue apparizioni di queste straordinarie figure fu tale che alla fine del XIV secolo fu istituito in Francia, per merito del maresciallo Boucicaut, un vero e proprio Ordine della dama Bianca, con il compito preciso di difendere tutte quelle dame e fanciulle oppresse o minacciate da uomini potenti, malvagi e arroganti, che avrebbero potuto attentare alle loro terre, ai loro beni e al loro onore...


LE FATE ISLANDESIimage
Una leggenda cristiana originaria dell'Islanda fa risalire la razza delle Fate e degli Elfi al mito di Adamo ed Eva. Quest'ultima aveva già partorito molti figli, quando un giorno Dio si recò a farle visita, per fare la conoscenza dei suoi piccoli. Poiché essa non aveva avuto il tempo di lavarli tutti, nascose quelli più sporchi e presentò a Dio solo quelli con il viso pulito. Così il Creatore poté riconoscere solo una parte di quei bambini, che divennero uomini. Gli altri, più numerosi, che Eva aveva nascosto privandoli del conforto divino e condannandoli così all'oblio, furono all'origine della razza degli Elfi e delle Fate.

LA FATE SCANDINAVEimage
Ai paesi scandinavi è legata una strana e antichissima leggenda dalla quale prendono vita misteriose Fate chiamate Vergini-cigni, controverse creature di transizione tra gli spiriti dell'aria e quelli delle acque. Questo è il racconto riportato da Karl Grun:

Vi erano tre fratelli, figli del re: il primo si chiamava Slagfinn, il secondo Egil e il terzo Valund; essi si esercitavano con le armi e si dedicavano con passione alla caccia. Un giorno giunsero nella Valle del Lupo, dove costruirono una casa nei pressi del Lago del Lupo. Il giorno dopo aver finito il lavoro, di buon'ora, si accorsero della presenza sulle rive del lago di tre fanciulle intente a filare il lino, il cui aspetto si confondeva con la forma di tre cigni. Queste donne erano Valchirie e due di esse, Hladgun-Svanhvit e Hervor-Alhvit, erano figlie del re Loedve; la terza era Alrun, Slagfinn scelse Svanhvit e Valund prese Alhvit. Essi passarono sette anni insieme, poi le fanciulle volarono via, alla ricerca di battaglie, e non tornarono più.

Ancora più esplicita e interessante questa seconda leggenda, intitolata Il velo rubato: La Fata Kalliste, una vergine-cigno, fu sorpresa mentre faceva il bagno da un cavaliere di nome Friedbert, il quale, a sua insaputa, le aveva rubato il velo magico. L'ingenua fanciulla, privata dell'influenza incantata del velo, pensò di essere caduta dal cielo, s'innamorò ben presto del giovane cavaliere e decisero di sposarsi.
La vigilia delle nozze accadde che Kalliste non riusciva a trovare un velo adatto al suo abito da sposa, finché la madre di Friedbert si ricordò che tempo addietro il figlio le aveva affidato un velo molto bello, pregandola di conservarlo. Ella naturalmente ignorava che questo era il velo-talismano della vergine-cigno, e quando fu posto sul capo della fanciulla d'un tratto le tornò la memoria del proprio passato. Sconcertata e confusa per quanto accaduto, Kalliste prese allora il volo, per ritornare alla sua patria lontana. Ma fortunatamente, l'amore vince sempre e Friedbert riuscì a ritrovare la sua bella fidanzata, e il matrimonio ebbe luogo...


LE FATE GRECHEimage
Secondo la credenza popolare, Cefalonia, la più grande delle isole dello Ionio, è popolata da una moltitudine di Fate. Il Froissart, ripreso da Collin de Plancy, scrive: esse proteggevano la gente da disgrazie ed avversità e s'intrattenevano familiarmente con le donne dell'isola.


LE FATE ITALIANEimage
Italia, una magica terra decisamente apprezzata dagli spiriti della natura e in particolare dalle Signore del Cielo.

Numerosissime sono ad esempio le località dedicate alle Fate - ricche dunque di leggende associate al luogo stesso - come valli, monti, grotte, buche, massi, boschi, pozzi, torrenti, cascate, laghi e altri luoghi legati alle acque.

Secondo una leggenda raccontata dai montanari di Catenaia di Casentino, in un punto alto della montagna detto il Cardetto, si trova una grotta nella quale si ritiene abitino le Fate. Una di esse si innamorò un giorno di un giovane contadino che lavorava la terra in una campo vicino, il quale non rimase insensibile al fascino della bella creatura, ricambiandone appassionatamente i sentimenti; ma per un crudele incantesimo la Fata diveniva una splendida fanciulla per soli tre giorni e per altri tre un grosso serpente. Così quando il ragazzo scavava il solco con l'aiuto dei buoi, lei vi strisciava all'interno, per restargli vicino. Accadde dopo un po' di tempo che il giovane dovette allontanarsi per qualche giorno, per cui incaricò fratello di continuare i lavori, raccomandandogli di non temere, soprattutto, non molestare l'innocuo serpente che ormai per abitudine seguiva la terra scavata dietro l'aratro. Inizialmente il fratello lasciò che il serpente lo seguisse tranquillamente, ma l'ultimo giorno il rettile si accorse che non aveva davanti a se l'innamorato bensì un'altra persona, e sdegnato alzò la testa e spalancò le fauci minacciosamente nei confronti dell'agricoltore, il quale, spaventato, reagì colpendo violentemente l'animale, che fuggì e scomparve... Quando il fratello ritornò e fu informato dell'accaduto, cercò invano disperatamente per molto tempo di far tornare l'amata fata, chiamandola e implorandola senza pace, ma lei non apparve mai più. Allora lui, con il cuore spezzato, decise di rimanerle fedele per tutta la vita, e volle infine che la morte lo cogliesse nel sonno, davanti alla grotta dove l'aveva conosciuta, per ritrovarla e amarla ancora e per sempre nel cielo delle Fate...

Si narra inoltre che anche il lago di Subiolo, in Valstagna, sia un luogo abitato da Fate e da altri spiriti che nottetempo si manifestano con lamenti, grida e sibili inquietanti; pare tra l'altro che lo stesso nome del lago derivi da questi strani rumori, simili al suono dello zufolo, detto in dialetto locale subio. Il seguente è uno dei racconti più interessanti raccolti nella zona: un giovane falegname ritornava una sera sul tardi alla sua casa vicina al ponte Subiolo, dopo aver fatto visita alla fidanzata, quando si sentì ripetutamente chiamare per nome... Con sgomento si accorse allora alla luce dei raggi lunari che un gruppo di Fate danzava sulle acque del lago! Vieni con noi - gli dicevano - tu non hai mai provato la felicità che ti offriamo, vieni a danzare con noi finché splende la luna... No, no - rispose il giovane terrorizzato - laggiù c'è l'acqua e se scendo annegherò. Hai paura? - Gli chiesero le Fate ridendo - allora guarda, l'acqua è sparita vieni! Infatti anche i sassolini del fondo erano asciutti e i massi rivestiti di muschio porgevano il soffice divano alle Fate. No, no! - ripetè il giovane, ma come soggiogato non poteva staccarsi dal parapetto del ponte - Non vuoi? - le Fate ripresero - ebbene perché tu abbia a ricordarti di noi, t'offriamo una grazia: chiedi! Ed egli tremante domandò: Che io possa con le mie mani eseguire qualunque lavoro d'intaglio. Concessa - si sentì rispondere - ma non sarai mai ricco! Alla mente del falegname balenò forse l'idea di opere grandiose, l'artista ebbe forse la sua prima visione. Intanto l'acqua tornava ad uscire impetuosa e spumeggiante da laghetto, stormivano per il vento le fronde dei faggi e la montagna proiettava l'ombra sua immobile, poiché la luna era calata dietro la cima. Le Fate erano sparite. Da quel giorno il giovane falegname realizzò opere in legno meravigliose e di rara bellezza per tutte le chiese del paese e di altri villaggi vicini, ma morì povero come era vissuto e come gli avevano predetto le Fate...

Anche in Val d'Aosta è presente una Dama Bianca, una bella ed amabile Fata benefica che appare con lunghe vesti bianche nei prati, sulle alture, ai margini dei boschi. In particolare, protegge gli abitanti di Issime e se proprio non le è possibile evitare sventure o disgrazie, cerca di avvisare pastori e paesani con lamenti e grida acuti e prolungati. Altre dame bianche sono segnalate sul Monte Bianco, sul Monte Rosa e in varie altre località delle Alpi. E a proposito di Alpi, non possiamo dimenticare che secondo una poetica leggenda biellese le magnifiche stelle alpine, che ostentano la loro fragile grazia sull'orlo di insidiosi crepacci, ebbero origine dalle lacrime di una Fata innamoratasi di un mortale.

Per rimanere in zona, riportiamo un brano sulle leggende di Piedicavallo, del poeta e scrittore Nino Belli:
Se voi interrogate con insistenza qualche vecchietto, o meglio ancora qualche vecchiarella, vi racconteranno del gran ballo delle Fate, delle loro corse vertiginose sui fianchi delle montagne, dei loro idilli coi pastori. Vi diranno della loro sovrumana bellezza, com'è ornata la loro fronte alabastrina di edelweiss, avvolte in candidi veli di trina che accentuano le loro forme delicate, bianche come la neve, e come corrano nelle placide notti stellate di balza in balza sopra un carro rilucente tirato da aquile superbe. Vi racconteranno della magnificenza delle loro dimore...
Nella medesima località del biellese si narra che in una di queste sontuose dimore rilucenti d'oro, cristalli e gemme, situata sulla più alta cima di un monte, per essere più d'appresso all'azzurro sorriso del cielo, abita la regina delle Fate con la sua magica e leggiadra corte.
Infine in Val di Susa, stando a quanto riporta M. Savi Lopez nel suo magnifico volume Leggende delle Alpi, esisterebbero - fenomeno unico in Italia - gli equivalenti maschili delle Fate, chiamati Arfai: sono spiriti benefici che abitano le acque della Dora e aiutano le fanciulle a fare il bucato, gentili, timidi, ma allo stesso tempo benefici.

Tornando ai luoghi i cui nomi appaiono frequentemente legati alle Fate, troviamo un'altura nei pressi di Roccacasale, negli Abruzzi, chiamata appunto Colle delle Fate, poiché la gente assicura siano state viste uscire le Fate da due pozzi presenti all'interno delle mura dell'antica fortezza di cui sono ancora visibili i resti nella zona.

In Val d'Aosta, nella Piana di Varrayes, dopo aver piovuto in pieno giorno, si manifesta nei pressi della bòrna de la Fàye (la buca della Fata), una bellissima signora...

A Muzzano, esiste inoltre un luogo chiamato Roccia delle Fate, in cui si ritiene esista un tesoro sorvegliato da un magico serpente: quest'oro incantato viene definito dialettalmente L'oro dell'Elf, probabilmente per il torrente Elvo che vi scorre vicino, il cui nome tradirebbe un'evidente riferimento agli Elfi (da notare che in inglese Elfo si traduce in Elf, che al plurale diventa Elves).

In provincia di Teramo, nella gola tra le montagne di Campli e di Civitella, esiste un enorme macigno che sbarra l'ingresso di una grotta contenente un favoloso tesoro composto da tre mucchi di monete di rame, d'oro e d'argento. Si dice che in fondo alla grotta sieda una Fata, intenta a tessere in continuazione, mentre un monaco in piedi veglia silenziosamente il tesoro...

A Palermo si ricorda un cortile, chiamato cortiggiu di li sette fati, nel quale avvenivano cose meravigliose: ogni notte infatti vi apparivano sette stupende Fate che rapivano temporaneamente una persona, alla quale facevano vedere e provare luoghi ed emozioni straordinari, come gli oceani più profondi, o i cieli più lontani, per poi coinvolgerla in danze, canti e feste da mille e una notte. All'alba riportavano il fortunato mortale nel luogo in cui era stato prelevato, dopodiché scomparivano nel nulla.

I vecchi dell'isola di Pantelleria raccontano dell'esistenza di esseri dotati di poteri magici, che loro chiamano 'nfate, che si divertono, al pari dei Folletti ad intrecciare i capelli delle ragazze e le code dei cavalli; chiunque tentasse, privo di adeguati scongiuri, di sciogliere gli intrecci fatati, cadrebbe vittima di un incantesimo fatale.

In Sardegna sorgeva invece sul monte Oc, l'incantato palazzo delle Fate, abitato da dame alate, eteree e bellissime, vestite di veli bianchi, verdi e azzurri, che periodicamente si recavano in volo nei paesi per scegliere una persona e portarla nella loro dimora magica; a questa veniva poi mostrata la stanza dei tesori, piena di monete d'oro, perle, gioielli e pietre preziose, dalla qaule poteva portare via tutto ciò che voleva. Naturalmente la maggior parte dei prescelti cercava di riempirsi ogni tasca e di arraffare il più possibile di quell'immenso tesoro, ma immancabilmente il giorno dopo, a casa, trovava tutto quanto irrimediabilmente trasformato in carbone; invece chi riusciva a resistere alla tentazione dell'oro e a chiedere la sapienza, o di restare nel palazzo assieme alle Fate, veniva donata la vera ricchezza e una lunga vita saggia e felice.

Lo scrittore lucchese Carlo Rosi Gabrielli ha dedicato alla raccolta di leggende, tradizioni e racconti popolari relativi alla paura, ad apparizioni, fantasmi ecc. una serie interessantissima di opere ben documentate; dal volume riguardante la Lucchesia riportiamo due testimonianze:
la prima, ambientata nella località Villetta (San Romano Garfagnana), narra di un luogo detto al Fondone, dove ancora oggi si possono visitare i resti di una fortezza chiamata comunemente Castellaccio, della quale rimangono alcune gallerie sotterranee molto profonde; si tratta certamente di ciò che rimane dell'antichissimo Castello di Bacciano, caduto in rovina da vari secoli per cause di natura geologica. Gli abitanti dei dintorni assicurano che vicino a quei ruderi vedevano i lumi delle Fate, le uniche abitatrici di quel luogo abbandonato: coloro che più coraggiosi degli altri, hanno tentato di esplorare quelle gallerie ne sono usciti fuori molto impressionati perché, raggiunto un certo limite, mancava loro il fiato e i lumi si spegnevano.
La seconda storia ha per sfondo il paese di Montefegatesi (Bagni di Lucca): in fondo alla località della "il margine" c'è la "fontana buglia" considerata un luogo magico. Accanto ad essa è visibile una piccola grotta e durante l'inverno, quando il freddo è più intenso, si vedono esalare da quel luogo vapori di aria calda. La leggenda narra che in quella grotta le Fate filassero la stoffa per vestire i Folletti...

Sempre in Toscana, a Soraggio, le Fate risultano specializzate, come molte loro colleghe italiane ed europee, nel fare il bucato sulle rive del fiume, dove poi stendono accuratamente i panni ad asciugare al sole, ma solo durante l'estate; in inverno infatti si ritirano nelle tane degli orsi o nelle grotte dette Buche delle Fate (il territorio ne comprende almeno tre), a tessere e filare. Quanto a distrazioni amano riunirsi nelle magiche notti di luna piena assieme ad altre colleghe a Pratofiorito, uno dei prati più belli del mondo, a 1.300 m. sopra Bagni di Lucca, per scatenarsi in feste e danze gioiose.

Per concludere, aggiungiamo che le Fate non risultano sempre e soltanto legate a zone particolarmente suggestive e misteriose della natura, o ad antichi castelli e rovine, ma anche a semplici abitazioni. Una consolidata tradizione, nota soprattutto nelle regioni del sud, ci conferma infatti che ogni casa possiede una propria Fata, la quale ama manifestarsi in vario modo, ovviamente secondo i meriti di coloro che vi abitano, proteggendo o aiutando la famiglia perfino con interventi ultraterreni.
Questa italica Fata della dimora appare periodicamente in occasione di avvenimenti di rilievo o per salutare coloro che credono o confidano nei suoi benefici poteri, ma si allontana o scompare per sempre quando all'interno della casa si verificano fatti di sangue o di grave violenza.

Dobbiamo infine segnalare un gruppo di Fate particolari, conosciute col nome di Sibille in tutte le regioni della catena appenninica. Da un libro di Dario Spada traiamo le seguenti informazioni:
La sibilla dell'Appennino si identifica in Cibele, la nota divinità mitologia. Ai tempi di Virgilio il monte della Sibilla, consacrato alla Gran Madre (Cibele), si chiamava Tetrica e oggi quella cima è stata identificata con quella del monte Vettore dov'è situata la grotta della Sibilla a 2.175 m di altezza nel territorio di Norcia (Perugia). Parimenti, la catena dei monti sibillini prende il nome proprio dalla Sibilla a dimostrazione di come sia popolare questo personaggio. Si racconta che una volta alle falde del monte Vettore, c'era un paese dal nome ridente, Colfiorito; i suoi abitanti erano spesso visitati dalle Fate che abitavano sulle montagne le quali insegnavano alle donne cose utili e agli uomini il ballo. Un brutto giorno però le amabili creature furono scacciate da Colfiorito e ricorsero alla loro regina, la Sibilla, la quale provocò una grande caduta di massi e di detriti tanto che il borgo scomparve sotto la frana. In genere però le Sibille sono Fate belle e buone e non disdegnano di mescolarsi con la gente comune; spesso lavorano su telai d'oro e insegnano l'arte della tessitura e della filatura ai mortali. Alcune volte si divertono ad ammaliare i baldi giovanotti spingendoli alla lussuria e alla perdizione. Naturalmente tutte costoro sono abili nella divinazione...

FATE SCOZZESIimage
In Scozia le Fate assumono il nome popolare di brownies e si distinguono per la particolare dedizione e cura che manifestano nei confronti di certe famiglie da esse protette. In questo paese sono spesso confuse o identificate con gli Elfi, dal nome dei quali traggono origine alcuni dei loro appellativi più comuni, come dun-Elfen (Elfi delle dune), berg-Elfen (Elfi delle colline), munt-Elfen (Elfi dei monti), feld-Elfen (Elfi dei campi), wudu-Elfen (Elfi dei boschi), Woeter-Elfen (Elfi delle acque), o ancora faifolks, fairies, siths e sleagh maith (buona gente).

Una tradizione scozzese, comune del resto a vari paesi del nord Europa, descrive una suggestiva danza delle Fate che si svolge nottetempo nel cielo o intorno a megaliti sacri in occasione dei solstizi e degli equinozi, detta chorea elvarum: al suono meraviglioso di strumenti magici le Fate volteggiano ritmicamente in circolo, passandosi a turno una coppa contenente un misterioso elisir, una sola goccia del quale può donare la saggezza e la conoscenza di un dio.

Secondo Collin de Plancy, in certe zone della Scozia si dice che le Fate siano incaricate di condurre in cielo i neonati morti prematuramente, e di aiutare coloro che le invocano a distruggere i malefici di Satana.

Un'altra antica tradizione sviluppatasi negli Higlands della Scozia, raccomanda, quando si entra in una dimora di Fate, di conficcare nella porta un pezzo di ferro o d'acciaio, come una spada, un coltello, un ago o un amo da pesca, poiché in questo modo gli Elfi guardiani non potranno richiudere la porta e lasciarvi dentro, finché non siate usciti.

Inoltre, allorché avete ucciso un cervo e lo portate a casa di notte, badate di lasciare un coltello infilzato nel cadavere dell'animale, poiché questo impedirà alle Fate di rubarvelo e di riportarlo con loro nei boschi per ridargli la vita. Attenzione inoltre a non molestare mai le mucche, soprattutto di notte, poiché le Fate sono loro amiche e nel tempo di luna piena vanno a trovarle offrendo loro erbe buone di campo e ricevendo in cambio buon latte. Infine può risultare assai rischioso tentare di uccidere uccelli - specialmente rapaci - che volano circolarmente nell'aria, in quanto potrebbe trattarsi di Fate del cielo che danzano in cerchio e che, se aggredite, potrebbero accecarvi all'istante.

Dalle confessioni di Isabel Gowdie, protagonista di uno storico quanto clamoroso processo per stregoneria avvenuto nel XVII secolo, apprendiamo invece che la regina delle Fate indossa una veste di lino bianco, coperta da abiti di colore bianco e marrone; il re delle Fate è un brav'uomo, cordiale, dalla faccia rubiconda, e intorno a loro ruotavano e svolazzavano su e giù una miriade di Elfi che mi terrorizzavano...


LE FATE INGLESIimage
In questo paese, come evidenziano Durville a il Christian, gli antichi ricordi, le testimonianze e le tradizioni che ruotano intorno al mistero delle Fate sono assai numerosi e conservati gelosamente.

Anche qui, in alcuni villaggi, si coltiva l'usanza di lasciare sempre alle Fate un posto apparecchiato a tavola, durante le maggiori feste dell'anno, affinché continuassero ad amare e proteggere la casa. Si credeva inoltre che le buone Fate si affezionassero particolarmente ai fiori, ai bambini, agli animali, al bestiame e tenessero lontani i pensieri cattivi generati dall'invidia e i sortilegi delle streghe.

Naturalmente non mancano le apparizioni di Dame misteriose nei castelli e nelle residenze nobiliari, come la inquietante Dama Bruna del castello di Norfolk.

Le trombe d'aria piccole e grandi che a volte si scatenavano improvvisamente nelle strade o nei campi, stavano ad indicare che le Fate in quel momento stavano attraversando velocemente quel luogo per recarsi a qualche festa, o al castello della loro regina; lampi e fulmini in gran quantità erano invece attribuiti agli scontri che avvenivano nell'invisibile tra le Fate e le streghe malvagie. Certamente. Ma non è solo in Inghilterra che alcuni fenomeni atmosferici hanno origine da interventi fatati, i fiocchi di neve che cadono a mezzanotte dono, nelle regioni nordiche, lacrime di Fate, o la pioggia che cade mentre c'è il sole, a cui nelle regioni più a sud d'Europa viene data la stessa spiegazione; oppure è il vento che agita all'improvviso le fronde degli alberi o l'erba dei prati, a manifestare la loro presenza o il loro passaggio; un'onda inaspettata o un piccolo vortice in mare o in un lago, un gioco d'acqua inconsueto in un torrente, corrispondono al loro saluto; un fulmine che cade su un albero, un tuono a ciel sereno o nuvole scure che coprono il sole in pochi attimi esprimono invece la loro collera, e l'arcobaleno non è altro che un ponte di fiori creato per farle passare da una nuvola all'altra o da un punto all'altro del cielo...

A proposito di fiori non possiamo dimenticare che se sbocciano in inverno o in periodi lontani dalla normale fioritura, sono stati sfiorati dalla veste o dalla mano di una Fata, per cui toccandone i petali si può esprimere un desiderio che immancabilmente si avvererà...

Le stelle cadenti poi, sono solo granelli di polvere magica caduta dai loro abiti mentre si muovono o danzano nel cielo (secondo un'altra versione sarebbero invece le stelle dipinte sulle loro vesti a cadere durante il ballo delle Fate). La cometa, infine, è il carro con il quale la regina di tutte le Fate si sposta nell'universo per andare a trovare le proprie seguaci sparse nei vari mondi. Infine, nelle isole britanniche si tramanda da epoca immemorabile una credenza relativa alla misteriosa pietra delle Fate, una pietra bucata, considerata un potentissimo amuleto contro gli attacchi demoniaci. La consacrazione della pietra fatata comporta un lungo ed elaborato rituale comprendente il seguente incanto:



Io ti scongiuro per tutti gli spiriti del firmamento
Per il vero unico Dio vivente
Per il benedetto Dio Onnipotente


Alla fine della cerimonia il mago deve poi pronunciare a voce alta questa formula:



Possa tu, o pietra incantata
dalle Fate donata
proteggermi dalle forze infernali
dai sortilegi e da tutti i mali


Per concludere, aggiungiamo che nei paesi del Galles, le Fate preferiscono indossare vestiti di color verde, per confondersi e nascondersi meglio nel fogliame di alberi e cespugli. Amano inoltre scorrazzare nel cielo a gruppi, lasciandosi trasportare dal vento e danzare al chiaro di luna nei prati e nei boschi ombrosi. Si racconta cha alcuni incauti mortali hanno osato unirsi di nascosto a questo ballo incantato, ma le Fate li hanno subito circondati e, travolti dal turbine della loro danza travolgente, sono stati poi ritrovati lontano dal luogo, il giorno dopo, più morti che vivi per lo spavento.

La montagna chiamata Carned-Idris è stata per lungo tempo teatro di queste danze fantastiche e la sua sommità è coronata da un cerchio di pietre che si ritiene indichino la tomba di Idris, famosa Fata assai viva nella memoria del paese. Il popolo crede ancora che sia sufficiente addormentarsi al centro di queste pietre magiche per avere in sogno visioni soprannaturali e messaggi profetici.

Infine nei pressi di un lago solitario immerso nel Brecknockshire, pare esita nascosta tra le rocce una misteriosa porta del regno delle Fate, che si apre soltanto una volta l'anno, il primo maggio, dopo la notte di una delle principali feste magiche conosciute in Occidente, la notte di Valpurga. Coloro che hanno la curiosità e il coraggio di aprire questa porta - scrive il Christian - entrano in un passaggio sotterraneo che li conduce in una piccola isola situata al centro del lago. Scoprono allora un giardino magnifico, abitato da queste Fate chiamate "Tylwith-Teg", che offrono al visitatore frutta e fiori magici, lo deliziano con musica celestiale, gli svelano l'avvenire e l'invitano a restare in questo paradiso per tutto il tempo che vuole. L'unica raccomandazione che viene rivolta al gradito ospite è quella di non portare via niente da quel luogo, allorché lascerà l'isola. Ora accade che un visitatore imprudente non volle tenere purtroppo conto di questo avviso, e portò con sé per ricordo uno dei fiori meravigliosi che ornavano quel giardino incantato, ma appena ebbe varcato la magica porta divenne pazzo...

LE FATE OLANDESIimage
Secondo le tradizioni olandesi, scrive il Christian nella sua Historie de la Magie, le Fate abitano in splendidi castelli d'oro e di cristallo, circondati da magnifici giardini e meravigliose fontane. Una musica incantevole si diffonde continuamente nell'aria; l'inverno non è mai rigido ed anzi, nel loro regno è come se splendesse un'eterna primavera. Ma ciò che appare ancor più singolare, è il fatto che questi castelli appaiono all'occhio del profano come umili tuguri, i giardini sembrano campi di rifiuti e gli specchi d'acqua fossi melmosi; la musica incantevole si trasforma in rumori stridenti e l'inverno e la neve si fanno sentire in quei luoghi come una maledizione. È così che le Fate abitano, confondendosi in mezzo alla gente, nascoste da un aspetto di vecchie donne, decrepite e malandate; le vediamo coperte di stracci, con gli occhi arrossati e i capelli grigi, rauche, magre e trasandate. Ma se dopo essersi comunicati ci si reca, alla mezzanotte precisa della vigilia di San Giovanni, tenendo nella mano sinistra un'erba chiamata popolarmente Ren-vaen, davanti alla porta di una Fata e ci si siede con le gambe incrociate, si riuscirà a vederla nella sua condizione reale, vale a dire giovane, bella, splendidamente vestita, contornata di damigelle d'onore, assisa su un trono sfavillante di pietre preziose. E si assisterà al meraviglioso spettacolo offerto da palazzi di cristallo, fontane d'acqua di rose, cascate di latte, fiori ambrati e trasparenti, e tutti i personaggi che formano la corte delle Fate...

FATE SVEDESIimage
Secondo quanto riporta Olao Magno vescovo di Upsala, nel suo ben noto Historia de gentibus septentrionalibus, erano molte le Fate che si vedevano in Svezia al suo tempo: ...abitano in antri oscuri, nel profondo delle foreste; si mostrano talvolta, parlano a coloro che le consultano e svaniscono tutto ad un tratto. Cornelio di Kempen assicura che, al tempo di Lotario, esistevano molte Fate le quali abitavano nelle grotte, sui fianchi delle montagne e non uscivano che al chiaro di luna...
 
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Pharmk664
view post Posted on 17/4/2017, 05:32




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1 replies since 27/3/2006, 19:50   1904 views
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