MABON (21 SETTEMBRE)

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MISSFUNK
view post Posted on 25/3/2006, 00:04




Equinozio di Autunno



Malgrado gli equinozi spesso siano considerati i minori tra i sabbath, l’equinozio di autunno riveste un significato particolare, quello della discesa del Dio nel mondo infero. Il Sole diventa il Sole nero del regno dei morti. In questa versione del rituale si è posto l’accento sulla vendemmia e sul carattere dionisiaco della festività (in realtà presso i romani preticamente in ogni mese c’era una festa dedicata a dioniso) che riveste il ruolo di una promessa. Il raccolto dell’uva, la vendemmia, è appunto l’ultimo dei raccolti, che custodisce la promessa del ritorno del sole, il Dio celeste, diventa Dio infero, e Dioniso ben rappresenta la dualità della divinità, colui che è appunto il due volte nato, colui che risiede in cielo, ma scende agli inferi per riportare la madre Semele tra i celesti.



La Preparazione



Sull’altare viene preparato un piatto contenente una singola spiga di grano e un altro piatto con un grappolo d’uva, coperti da un panno.

L’altare e il Cerchio sono decorati con pigne, grano, ghiande, papaveri rossi (simbolo della Dea delle messi, Demetra) e foglie, fiori e frutti autunnali.



Il Rituale


Dopo il Canto delle Streghe, la Congrega si dispone attorno al perimetro del Cerchio, rivolta verso l’interno.

La Fanciulla prende il piatto coperto dall’altare e lo mette al centro del Cerchio (sempre lasciandolo coperto) e poi ritorna al suo posto.

La Grande Sacerdotessa dice:

“ Ora è il tempo dell’equilibrio, quando il Giorno e la Notte si fronteggiano come eguali. In questa stagione la Notte sta crescendo e il Giorno sta calando, perché nulla rimane mai senza cambiamento, nelle maree della Terra e del Cielo. Sappiate e ricordate che tutto ciò che sorge deve anche tramontare, e tutto ciò che tramonta deve risorgere. Come simbolo di questo, danziamo la Danza della Partenza e del Ritorno!”

Condotta dal Gran Sacerdote e dalla Gran Sacerdotessa, la Congrega danza lentamente in senso antiorario, mano nella mano ma senza chiudere l’anello dal capo alla coda; la Grande Sacerdotessa conduce la spirale verso l’interno, finché la Congrega è vicina al centro. Quando è pronta, la Gran Sacerdotessa si ferma e ordina a tutti di sedere in un anello stretto attorno al piatto coperto.

La Gran Sacerdotessa dice:

“Contemplate il mistero: il seme della saggezza è conquistato nel silenzio.”

E toglie il panno dal piatto, rivelando la spiga. Tutti contemplano la spiga per un attimo restando in silenzio.

Quando ritiene sia passato il giusto tempo, la Gran Sacerdotessa si alza e va alla candela dell’Est; il Gran Sacerdote si alza e va alla candela dell’Ovest e si fronteggiano mentre il resto della Congrega rimane seduta. La Gran Sacerdotessa recita:

“Addio, o Sole, Luce che sempre ritorni,

Dio nascosto, che tuttavia sempre rimane.

Ora lui parte per la Terra della Giovinezza

Attraverso i Cancelli della Morte

Per dimorare incoronato, giudice degli Dei e degli uomini,

il condottiero cornuto delle schiere dell’aria.

Mentre sta invisibile nel Cerchio,

allo stesso tempo lui dimora dentro il segreto seme –

il seme del grano appena falciato, il seme della carne;

nascosto nella terra, il meraviglioso seme delle stelle.

Cosí egli dimora nel frutto della vite, ultimo dono dei campi;

nascosto nel suo nettare che ha il calore del sangue.

In lui è la Vita, e la Vita è la Luce dell’uomo,

Luce che non è mai nata e che mai morirà.

Per questo i Saggi non piangono, ma gioiscono.”

La Gran Sacerdotessa alza entrambe le mani in un segno di benedizione verso il Gran Sacerdote, che risponde col medesimo gesto.

Il sacerdote proclama all’altare:

“Onoriamo Herne, il nostro signore che si è sacrificato per la nostra salvezza. E’ passato il tempo in cui tutte le cose crescevano nella loro pienezza. Come fu nei nostri primordi, cosi’ è ora, cosí possa essere.” Prende una torcia o una candela che rappresenta la candela solare e procedendo da est in senso orario si fema a ovest.

Uno degli astanti rivolto al sacerdote pronuncia il concedo:

“Addio, O Giano, signore dai due volti, che ti elevi nella luce e dentro le tenebre. Il Dio occulto che sempre rimane e sempre va via nel Reame nascosto attraverso il cancello delle Ombre; Signore delle altezze e degli abissi”

Un altro astante procede sempre rivolto al sacerdote:

“Addio, O Fauno, Signore della Terra. Dentro di te c’è l’unione tra uomini e dei. Tu dimori dentro il sacro seme, il seme del grano maturo e il seme della carne. Tu sei nascosto nella terra, e cresci per toccare le stelle” .

Uno dei due prende la torcia (o la candela) dalle mani del sacerdote e la spegne nel calderone. Il sacerdote si porta a nord prendendo il bastone.



La sacerdotessa afferra il suo bastone del raggiunge il sacerdote lo prende per mano e procede in circolo seguita dagli astanti da nord in senso orario verso est e ad ogni punto cardinale:

“Io ti invoco Dioniso per il potere dell’Aria che corre sui tuoi passi”

Gli altri rispondono: “Vieni Dioniso”

Poi a Sud:

“Io ti invoco Dioniso per il potere del Fuoco che infondi col tuo furore”

Gli altri replicano di nuovo: “Vieni Dioniso”

Poi a Ovest:

“Io ti invoco Dioniso per il potere dell’acqua che da la vita”

Gli altri replicano di nuovo:”Vieni Dioniso”

Poi a nord:

“Io ti invoco Dioniso per il potere della Terra da cui porti il tuo frutto”

Di nuovo: “Vieni Dioniso”



La sacerdotessa conduce il Sacerdote all’altare, si porta a Sud con gli altri partecipanti che si inginocchiano con lei e recitano insieme:

“Ave Dioniso, bicorne e anguicrinito

figlio di Semele, argentea nella notte

dal monte Nisa alle rocce di Delfi

balziamo con te nel pianoro tra i due picchi,

noi ti chiamiamo, due volte nato

che dalla morte della luce regali la vita

e l’ebbrezza e l’estasi nei giorni invernali

portando tra noi l’umido succo della vita.

Mostrati come Toro o Serpente

che appare con molte teste,

o come leone fiammeggiante a vedersi.

Vieni, oh Bacco, con volto che ride

getta un laccio mortale

intorno al cacciatore delle baccanti

che si precipitó nel gregge delle menadi

e con la tua protezione elargisci la tua grazia!”



Gli astanti si alzano in piedi e il sacerdote si rivolge a loro:



“Io custodisco il raggio del sole morente,

il segreto della nascita e della rinascita,

io vi conduco all’estasi e al segreto della visione

poiché mio è il mistero della saggia follia

e nel vino di cui vi faccio dono

porto la mia benedizione

che è promessa della vita che tornerà,

siate felici con me, io che sono gioia ed ealtazione.”



A questo punto ciascuno con la propria coppa colma di vino (o di succo d’uva), prima fra tutte la sacerdotessa, si avvicinano e si celebra il Grande Rito per ciascuno degli astanti:

Immergendo la’athame in ciascuna coppa il sacerdote ripete: “Come l’athame è il maschile cosí la coppa è il femminile e congiunti portano la loro benedizione!”

Il sacerdote opera per ultimo il grande rito tenendo la sua coppa e l’athame.

Quando ciascuno ha finito si dispone in cerchio vicino al sacerdote. Gli astanti levano in alto la coppa: “Cosí sia”

La coppa va svuotata.

Uno degli astanti si gira veso il sacerdote:

“Oh tu, figlio della Dea,

tu che hai natura umana e divina,

e la cui froma è eternamente cangiante

e puoi assumere il sembiante di tutte le fiere,

tu il cui corpo è orzo e vino

e la cui anima è sole radioso.

Invia sulle tue streghe e sui tuoi stregoni

La tua forza, la tua passione, la tua gioia

E le virtú che ti appartengono.”



Porge la coppa che viene di nuovo riempita:



Un secondo recita:

“Sia dolce e piacevole

danzare e cantare sulla collina,

impazzire di gioia nell’ebbrezza del movimento.

Sia dolce lasciarsi cadere sfiniti per terra,

per essere una sola cosa con il Dio,

partecipare del suo potere e della sua estasi.

E’ per questo che danziamo,

per conoscere la libertà e la magia

che solo il figlio bicorne della Dea ci puó concedere.”

Porge la coppa che verrà riempita seguito dagli altri partecipanti, per ultima la sacerdotessa che si porta all’altare posando la coppa e levando un piatto con l’uva:

“Concedi, oh grandissimo,

che la tua gioia, la tua forza e la tua magia

scendano su di noi.”

La Gran Sacerdotessa e il Gran Sacerdote si uniscono di nuovo alla Congrega e conducono lentamente una danza in senso orario, spiraleggiando gradualmente verso all’esterno, verso il perimetro del Cerchio. Quando lei giudica che il movimento a spirale è stato sufficientemente sottolineato, la Gran Sacerdotessa chiude l’anello prendendo la mano dell’ultima strega nella catena e accelera il passo finché la Congrega si muove in cerchio velocemente e gioiosamente. Dopo un momento grida “Giù!” e tutti si siedono.

Si mangia l’uva, si beve, si canta e si balla.
 
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