NOTTE DI SAN GIOVANNI(22 GIUGNO)

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MISSFUNK
view post Posted on 24/3/2006, 23:56




Rituale della mezzaestate









La sacerdotessa è a Nord, il sacerdote all’altare, gli altri a sud, il banditore proclama:



“Oh streghe e stregoni tutti, miei compagni!

Nei tempi antichi era costume in questo giorno

sacrificare il re in carica nel corso di una cerimonia magica,

affinché carestie, tempeste e guerre non affliggessero il popolo

e i raccolti potessero crescere sani e rigogliosi, liberi da malattie e siccità.

Le tenebre venivano rimosse dal fondo dell’anima umana

dal coraggio, dall’orgoglio e dal potere magico di uno solo,

che, sacrificandosi generosamente e volontariamente,

non aveva timore di affrontare il suo destino.

Certo, il modo e gli strumenti con cui la cerimonia veniva consumata

erano profondamente coinvolgenti, tremendamente espressivi,

e la pozione magica formidabile nella sua capacità di agire, ignota, misteriosa

e invisibile agli occhi dei comuni mortali.

Era una magia prodigiosa e crudele,

ma proprio per questo magnificamente efficace!”



Un’ altro tra gli astanti proclama:



Questa notte ci siamo qui trovati per celebrare simbolicamente e con la danza rituale il sacrificio del re della quercia, cosí come, dal vivo, veniva officiato nei tempi antichi. Oggi, quei tempi sono lontani:

La nostra graziosa Signora non richiede più questi sacrifici da ciascuno di noi, tanto meno così cruenti perché la vita che lei concede è dolce... e in questo momento la Luna sta crescendo.



Ora il sacerdote si volge verso la coppa o il calderone sull’altare, puntando il coltello in segno di saluto e invoca:



“Oh sorridente e nuda regina, terribile nella tua bellezza,

tu che ami tutte le donne,

tu che come crei così distruggi l’umanità

senza tema di essere biasimata

perché sei la Dea...

scendi qui fra noi.”



Nel frattempo la sacerdotessa andrà a sedersi in corrispondenza del lato sud.



Il sacerdote con le braccia aperte come falci lunari inginocchiato davanti a lei dirà



“Tu che sei onorata su ogni cosa,

sappi che noi tuoi fedeli,

ti offriamo obbedienza:

che i saggi, i potenti e i forti,

gli stessi principi del mondo ti onorano”



Il sacerdote porge l’athame alla sacerdotessa, che lo terrà fra le mani come uno scettro, mentre il sacerdote continua nell’invocazione:



La Dea è magnanima

Quando lo desidera.

Tu che sei giorno

Sii anche notte,

tu che a volte richiedi all’umanità

lotte, dolori e sangue

per perseguire il tuo piano.



La sacerdotessa posa sull’altare la spada cerimoniale mentre il sacerdote si pone a sud assieme agli altri. All’altare la sacerdotessa recita la seguente filastrocca:



Di un anno la vita

Di tredici lune è l’unione,

la ruota infinita

di stagion su stagione.

Dalla vita alla morte

La medesima marcia

Per la vita del forte

Il grande re quercia



La sacerdotessa indica con l’athame il re quercia, che si avvicina al suo cospetto e riceve l’incoronazione:



Tu sei il re quercia, Dio dell’anno crescente



Lo incorona con la corona di foglie di quercia



Recita di nuovo la filastrocca:



Di un anno la vita

Di tredici lune è l’unione,

la ruota infinita

di stagion su stagione.

Dalla morte alla vita

Lo stesso passaggio

Dalla morte del forte

Il vecchio re saggio



La sacerdotessa indica con l’athame il re agrifoglio, che si avvicina al suo cospetto e riceve l’incoronazione:



Tu sei il re dell’agrifoglio, Dio dell’anno calante.



Lo incorona con la corona di foglie di agrifoglio.



La sacerdotessa conduce il re quercia al centro del circolo dove lui in piedi starà rivolto a ovest. Il re agrifoglio guarda verso di lui assieme agli altri partecipanti che si disporranno eventualmente attorno al re quercia. Il sacerdote e la sacerdotessa si disporranno invece ai due lati (a nord il sacerdote verso sud la sacerdotessa) dell’altare dando le spalle alla coppa.



La sacerdotessa dice:

“Col Dio sole al massimo del suo potere e maestosità. La fase crescente dell’anno è terminata e il regno del re quercia è finito. Col Dio Sole al massimo del suo splendore, la fase calante dell’anno ha inizio; il re agrifoglio deve assoggettare suo fratello il Re Quercia, e regolare le mie terre fino all’inverno inoltrato, quando suo fratello rinascerà nuovamente.”



Il re agrifoglio va difronte al re quercia, guardandolo e posando le braccia sulle su spalle, portando il re quercia a inginocchiarsi, prende dall’altare un pezzo di stoffa e lo benda. Il resto della congrega, si dispone sul perimetro del cerchio. Il sacerdote avanza e si pone tra l’altare dove sta la coppa e il re quercia, dietro l’altare si pone il re agrifoglio di spalle al sacerdote. Mentre la sacerdotessa inizia a girare (o danzare) attorno al re quercia tenendo l’athame e il sacerdote declama dal libro delle ombre il seguente cantico:



“Gira, Signora, gira – sulla tomba del Re Quercia,

dove per metà anno giacerà nella quiete del tuo grembo.



Danza, signora, danza – per la nascita del re agrifoglio

Che ha ucciso il suo gemello per amore della terra



Gira, Signora, gira – per il potere del Dio sole

E il suo tocco dorato sui campi e sui fiori



Danza, Signora, danza – con il tuo athame fra le mani

Per convocare la benedizione del sole sulla tua terra.



Gira, Signora, gira – con la ruota argentata

Dove il re quercia riposa, le sue ferite per guarire



Danza, Signora, danza – per il regno del Re agrifoglio,

affinchè suo fratello possa nascere ancora.



Gira, Signora, gira – nella luce lunare

Per il triplice nome che gli uomini conoscono da te



Danza, Signora, danza – sulla terra che gira

Per la nascita che è morte e per la morte che è nascita.



Gira, signora, gira – per il Sole nella sua altezza,

perché il suo bruciante splendore possa morire.



Danza, signora, danza – per il lungo corso dell’anno,

perché tu devi sopportare tutti i cambiamenti



Danza per la gloria del Sole,

Danza per il trapasso del Re quercia

Danza per il trionfo del re agrifoglio-

Danza, Signora, danza

Gira Signora, gira

Danza, Signora, danza…”



La Sacerdotessa conclude lasciando giú l’athame sull’altare.

Conduce a questo punto il Re quercia ancora bendato ad Ovest facendolo inginocchiare.



Il sacerdote dice:

“Lo spirito del re quercia se ne è andato da noi per riposare in pace nel regno di Arianrhod, il castello della ruota d’argento, finchè con la fine dell’anno verrà il tempo in cui regnerà di nuovo. Lo spirito se ne è andato per questo lascia che colui tra di noi che dal suo spirito è stato posseduto sia liberato.”



Il sacerdote rimuove la benda al re quercia e la sacerdotessa rimuove la corona di quercia.



Benda e corona vengono posate ai lati della candela dell’ovest e dopo lo aiutano a rialzarsi.



Il sacerdote dice:

“Lascia che i fuochi della mezzaestate brillino.”



Il re agrifoglio prende le due candele d’altare e le pone sulla linea est e ovest equidistanti dal centro alla distanza di un metro. Nel frattempo la sacerdotessa raggiunge il sacerdote all’altare.

Un membro della congrega prende l’athame dall’altare e si pone di fianco alla candela ovest della mezz’estate, guardando verso est. Il re agrifoglio prende la coppa la riempie di vino e si mette dall’altra parte.

Inizia il Grande Rito e la sacerdotessa si pone in mezzo tra le due candele, il re Agrifoglio e l’altro membro della congrega consegnano il calice e l’athame al momento appropriato.



Grande rito



La sacerdotessa al centro è rivolta verso sud, davanti a lei il sacerdote.

Il sacerdote comincia l’invocazione:

“Assistimi affinchè io possa erigere il sacro altare, che nei giorni passati era adorato da tutti.

Il Grande altare di tutte le cose.

Perché nei tempi antichi, la donna era l’altare.

Cosí era l’altare fatto e finito

E il sacro luogo era il punto centrale all’interno del circolo.

Cosí per l’antico pensiero il punto centrale è l’origine di tutte le cose,

pertanto noi lo adoriamo;

e allo stesso modo ció che adoriamo invochiamo.

O circolo di stelle,

meraviglia oltre l’immaginazione, anima dello spazio infinito,

prima del quale il tempo è annullato, mente caotica, buio incomprensibile,

fino a te non possiamo giungere senza che la tua immagine sia amata.

Cosí per il seme e la radice, il fusto e il germoglio,

la foglia e il fiore e il frotto noi ti invochiamo,

O regina dello spazio, o gioiello di luce,

incessante monade dei cieli;

lascia che sia sempre cosí

che gli uomini non parlino di te non come Uno, ma come Nessuno;

e lascia che essi non parlino di te per niente, poiché tu sei incessante.

Tu sei il punto dentro al Cerchio, che noi adoriamo;

il punto vitale, senza il quale noi non saremmo.

E in questo modo veramente sono erette le sante colonne gemelle;

Nella bellezza e nella forza furono erette

Per la meraviglia e la gloria di tutti gli uomini.”



La sacerdotessa si genuflette, e prende il calice dalle mani del re agrifoglio.



Il sacerdote continua l’invocazione:



“Altare dei molteplici misteri,

Punto segreto del sacro cerchio

Cosí come gli antichi io ti segno

Con un bacio delle mie labbra ti consacro”



Il sacerdote inginocchiandosi bacia la sacerdotessa sulle labbra e continua:



“Apri per me la via segreta,

il sentiero dell’intelligenza,

oltre le porte del giorno e della notte,

oltre i confini del tempo e della percezione.

Guardate il mistero corretamente

I cinque veri punti dell’unione…”



La sacerdotessa alza il calice, e il sacerdote abbassa la punta dell’athame nel vino.



“Qui dove la lancia e il Graal si congiungono,

cosí i piedi, le ginocchia, le ginocchia e le labbra.”



Il sacerdote riconsegna l’athame e prende con le sue mani entrambe le mani della sacerdotessa che tengono il calice, la bacia poi beve un sorso di vino dal calice; cosí lei bacia il sacerdote e beve un sorso di vino. Entrambi tengono le mani attorno al calice mentre fanno questo poi si rialzano. La sacerdotessa passa il calice con un bacio ad uno degli altri astanti e cosí via, finchè il calice è passato di nuovo dalla sacerdotessa al sacerdote che ne finisce il contenuto e lo ripone sull’altare.







Dopo il grande rito il sacerdote in piedi davanti all’altare dopo aver riempito il calice di acqua tiene in mano il bastone nella destra e l’athame nella sinistra e incrocia le braccia sul petto. La sacerdotessa innanzi a lui recita l’invocazione:

“Grande Signore del Cielo, Potere del Sole, noi ti invochiamo con i tuoi antichi nomi – Michael, Balin, Arthur, Lugh; vieni nuovamente come in passato in questa tua terra. Leva la tua brillante lancia di luce per proteggerci. Metti in fuga le potenze dell’oscurità. Dacci foreste rigogliose e campi verdeggianti, frutteti fioriti e grano maturo. Portaci ad innalzarci verso la collina della visione e mostraci il sentiero degli amorevoli reami degli dei.”

La sacerdotessa traccia quindi il pentagramma della terra sulla fronte del sacerdote con il suo indice destro. Il sacerdote quindi alza le mani in alto e mette la punta del bastone nel calice pieno d’acqua. Quindi lo tira su dicendo:

“La lancia alla coppa, la lancia al graal, spirito alla carne, uomo alla donna, sole alla terra.”



Il sacerdote lascia l’athame e il bastone e raggiunge gli altri astanti. La sacerdotessa prende la coppa e il rametto di erica e si pone con le spalle all’altare verso le due candele: “Siate benedetti con il tocco dell’acqua consacrata alla Dea; cosí siate benedetti per il Sole, il Signore della vita, cresciuto nella sua forza nel segno dell’Acqua della Vita!”



Guidati dal sacerdote in testa gli astanti passano tra le candele e la sacerdotessa li asperge con l’acqua. Poi si unisce a loro in una danza circolare attorno alle due candele.


 
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